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giovedì 8 gennaio 2015

I nostri fratelli musulmani

Sono d'accordo con Marine Le Pen, leader del Fronte in Francia quando condanna l'odioso attentato che ha colpito il quotidiano Charlie Hebdo e chiama "strage" l'atto perpetrato in nome dell'integralismo islamico. Non bisogna essere ipocriti e chiamare le cose con il proprio nome.

Da qui a montare un odio verso tutti i musulmani ce ne corre e bene fa Papa Francesco a non generalizzare anche quando voci cristiane autorevoli vorrebbero parole infuocate da parte di Bergoglio.

Sarebbe il caso di spiegare, invece, cosa vuol dire intolleranza, fanatismo, integralismo, censura delle libertà. Fanatico è chi non tollera le altre culture e religioni, chi non ammette una integrazione per gli stranieri e chi istiga all'odio contro i migranti che qualche volta, sempre per mano di fanatici, vengono picchiati per le strade. Fanatico è chi fa pratica quotidiana di "islamofobia", o chi brandisce il crocifisso per giustificare l’odio contro chi vive secondo regole diverse.
Fanatico è chi ha in mente di incendiare i campi Rom e di trattare quel popolo come fossero tutti “infedeli”. Fanatico è chi istiga all'odio contro gay, lesbiche, trans o contro le donne.

La strage c'è stata a causa dell'odio ancestrale e assurdo di chi non vive la grazia di Dio.
Non usiamo, però, il bieco e vile terrorismo per giustificare il fanatismo di casa nostra.
Io ho conosciuto molti musulmani attraverso il mio lavoro allo sportello dell'Agenzia delle Entrate e vi assicuro che ho trovato tante degne persone.

Ecco l'articolo che pubblicai in una rivista cattolica qualche tempo fa! 
In un'intervista una coppia musulmana raccontava il loro rapporto con Dio e il significato del Ramadan.  

Mi ha sempre colpito dei musulmani, l’assoluta dedizione ai momenti di preghiera.
Anche noi cristiani abbiamo diversi spazi durante la giornata per dedicare attimi al Signore, ma, forse, bisogna riconoscere che spesso manchiamo all'appuntamento con Dio.

 “Guarda che la preghiera è uno dei cinque pilastri dell’Islam!”
Chi parla, in perfetto italiano è una bella e giovane signora. Si chiama Saida.
 “Il primo pilastro- mi spiega la donna- è l’accettazione dell’unicità di Dio, il secondo è dato dalle cinque preghiere giornaliere, il terzo è la carità, il quarto è il Ramadan e il quinto è il pellegrinaggio alla Mecca almeno una volta nella vita. Bisogna rispettare tutti e cinque i pilastri, altrimenti non c’è equilibrio per seguire la retta via”.

Lei vive, insieme al marito Salah e i suoi tre figli, in un paese teramano.
Vorrebbe anche altri bambini perché “i figli sono benedizione di Allah e noi di sera guardiamo poca televisione.”
Ride divertita della battuta la signora che ha un sorriso di disarmante bellezza.

Il suo uomo, proveniente dal Marocco, giunse da noi quasi venti anni fa, lei lo raggiunse tre anni dopo.
Da quel momento la nostra terra è diventata una nuova patria per la coppia che subito si è integrata alla perfezione.
 “La gente ci vuol bene- dice l’uomo - lo stipendio è dignitoso.
” Lavora nel settore dei prefabbricati ma non dimentica di pregare per cinque volte nel giorno. “Anche durante il Ramadan, a giugno, ho letto i versetti del Corano alle ore dovute”.

Salah mi spiega insieme alla sua amata Saida, che, il Ramadan, mese sacro dei musulmani, consta di trenta giorni all'insegna del digiuno, della meditazione e della preghiera con forti momenti di intensa comunione con Dio e con i fratelli.
Questo mese è ritenuto sacro perché, secondo la tradizione, durante la “Notte del Destino”, fu rivelato il sacro Corano al profeta Mohammed, tramite l’arcangelo Gabriele.
Nel 2015 il Ramadan sarà dal 18 giugno al 16 luglio.

Durante questo periodo ci si trova in moschea per cenare; segue la preghiera al tramonto, poi si sta insieme prima dell’ultima preghiera e poi è il momento della preghiera lunga che si fa solo per il Ramadan: il “tarawih”. Dove vanno a pregare i musulmani da queste parti?

Scopro dalle loro informazioni che esistono moschee a Floriano di Campli, a Villa Penna e una nuova a San Nicolò a Tordino.
Hanno la bella abitudine di leggere di sera i versetti del Corano insieme ai figli più grandi. Quello che dovremmo fare noi, nelle nostre famiglie, nei riguardi della Bibbia.

 “Ma voi cristiani, credete veramente che durante questi trenta giorni noi musulmani dimagriamo? Non è così! Per tutto il giorno non si tocca cibo.
Di sera, davanti ad una tavola piena da far spavento si mangia tanto. Abbiamo colazione, pranzo e cena, tutto in uno! C’è ogni bene sulla tavola, meno che il maiale! Subito dopo, si va a dormire e il cibo non si smaltisce.
I bambini hanno messo su due chili l'anno scorso per il Ramadan!

”Prima di andar via, l’occhio mi cade su di un’iscrizione di legno vicino la porta d’ingresso:
“Chi digiuna ha due motivi di rallegrarsi: si rallegra quando lo rompe e si rallegrerà del digiuno fatto quando incontrerà il suo Signore...”

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