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sabato 4 ottobre 2014

Padre Pio Scocchia: lo sguardo di un bambino, il rigore di un adulto.

Quando una persona cara se ne va per sempre da questo mondo, è come se tu stesso andassi via.

Se ti lascia dopo aver trascorso con lui giorni belli di unione fraterna sotto l’esempio fulgido di San Francesco, comune modello di aspirazione verso Dio, tutto appare ancora più incomprensibile.

Pio Scocchia, frate innamorato del poverello di Assisi, per noi del terz’Ordine teramano, era più di un padre spirituale.
 Ciò che lui pensava, ciò che lui amava, ciò che lui era, oggi non è più e questo lascia tutti noi sgomenti e consci che una parte della nostra esistenza, quella spirituale, non sarà più uguale.
Questi sentimenti mi agitavano, fra nostalgia e memoria, nel ricordo della sua fanciullesca felicità visitando il santuario de La Verna, cuore del Tabor francescano e la sua prorompente vitalità nei nostri incontri di fraternità.
Un’avvicendarsi continuo di ricordi, immagini, riflessioni.
Commozione e rimpianto si alternavano mentre lo salutavo per l’ultima volta nella chiesa della Madonna delle Grazie gremita da una moltitudine di amici venuti da vicino e da lontano, dai fedeli e, soprattutto, di sacerdoti uniti a S.E. il vescovo Michele Seccia per commemorare un piccolo e umile frate.

Ricordavo i suoi numerosi scritti che mi aveva donato perché li leggessi attentamente, le sue parole che mi incitavano a tornare a frequentare con assiduità la fraternità quando, accecato dal risentimento, me n’ero allontanato immerso nella superbia.

Mentre due lacrime solcavano il mio viso, ecco che si accese la liturgia della Parola e poi quella dell’Eucarestia.
Pensai a quanto gli erano cari i testi sacri, a quanto teneva alla liturgia, ai canti nella celebrazione, espressione di fede e speranza e, d’improvviso, sentii che lui era in mezzo a noi.
 Magari era proprio lì sulla panca accanto alla sacrestia mentre tutti recitavamo il Rosario a Maria Vergine.
 Credetti quasi che stesse rimproverandoci per l’ennesima volta delle stonature, delle voci fuori le riga, di chi stava proclamando la Parola, magari senza la dovuta espressione.
 La sua presenza era una verità che ognuno di noi, con la sua sensibilità avrebbe portato con sé, fuori
dal santuario a fine celebrazione.

 Chi è stato per tutti Padre Pio? Chi era Padre Pio per me e per tutta la comunità del santuario?
 E poi, chi era questo frate minore per la Chiesa che gli stava tributando l’ultimo saluto con l’acqua battesimale e l’incenso riservato ai corpi gloriosi che vanno al cospetto di Dio Padre?
 Credo di poter rispondere a nome di tutti, a mente fredda, dopo un’estate trascorsa in meditazione di questo evento sì terribile ma anche di enorme importanza spirituale, che Pio era un frate ma anche un prete innamorato del Vangelo.
 Può sembrare banale a chi lo sapeva già in questa duplice veste sacerdotale ma non lo è.

 Occorre ribadire che Pio amava intensamente il Vangelo attraverso il “pazzo di Cristo”, quel Francesco che lui agognava farci conoscere in profondità e fuori dai luoghi comuni di chi lo vuole semplice ecologista da corteo e pacifista, poeta e innamorato della natura.

 Molti dimenticano che il santo di Assisi amava ripetere la parola “Vangelo sine glossa”, senza compromessi o aggiustamenti.
 Pio, memore di ciò, grazie alla sua vasta cultura e alla sua spiccata spiritualità, predicava la Parola con vigore profetico, con gesti burberi, a volte trasmettendo di se l’idea di una persona scomoda, qualche volta fastidiosa e difficile.
 Al contrario lui era conscio che la chiave di un uomo si trova negli altri e che il contatto con i fratelli illumina e fa scaturire la luce su noi stessi.
 Quante volte ripeteva che prossimamente ci avrebbe fatto scoprire un altro Francesco attraverso i suoi scritti in cui era “homo homini frater” e non “homo homini lupus”.
 Padre Pio altri non era che uomo di passione evangelica, integro nel rigore e profondo nella testimonianza, un uomo che soffriva di questi tempi in cui ci si allontana facilmente dalle chiese, perdendosi in individualismi esasperati non graditi a Dio.
 Era uomo di squisita sensibilità, di ricchezza esplosiva nell’anima che ha amato la “regola di vita” del poverello di Assisi in un mondo scosso da progetti di vita senza regole, valori e ideali. L’anima esigente di padre Pio soffriva le contraddizioni e le inerzie di una Chiesa a volte figlia dell’attuale società, ma non ha mai derogato, neanche in un minimo passo, alla missione e al carisma destinatogli da Dio.
 Era, insomma, un figlio inquieto del Vangelo che non è mai venuto meno al suo impegno critico anche verso la stessa fraternità che tanto amava e che abbracciava nelle sue preghiere.

Un frate uomo di pace, certamente, ma che non ha mai alzato bandiera bianca contro le azioni sbagliate di questo mondo scristianizzato.
 Ha lavorato per il terz’Ordine senza risparmiarsi, conscio che a San Francesco non piacevano i “frati mosca”, quelli che fanno dell’ozio la ragione di vita, nascondendosi dietro false contemplazioni.


 Un figlio di Francesco che non tutti hanno capito,  col cuore di un bambino, che è stato in grado di conquistare comunque la “perfetta letizia” mettendo in pratica, alla lettera, il messaggio d’amore del Vangelo. Pensando a lui scorrono nella mente le parole bellissime di Arrigo Levi che ricordava:
 “Dio lo si incontra là dove è testimoniato”.


Se vuoi iniziare un cammino nel cuore della spiritualità francescana, il Terz' Ordine dei laici di Teramo ti aspetta alla Madonna delle Grazie alle 21,00 di ogni lunedì. Informati al santuario
 mariano! 
Per i ragazzi c'è un bel cammino di fede nella GIFRA, giovani francescani!

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