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giovedì 30 ottobre 2014

Don Oreste Benzi, elogio alla gioia!

'Le cose belle prima si fanno e poi si pensano'. (Don Benzi)

Don Oreste Benzi, romagnolo doc scomparso nel 2007, era conosciuto soprattutto per essere stato il prete delle prostitute a Rimini.
Come sacerdote si è sempre distinto per l'attenzione prestata ai più emarginati, a quelli che chiamava "gli ultimi" definendoli "coloro ai quali nessuno pensa. E se ci pensa, pensa male.".

Questo vulcanico don diceva che la morte non esiste e, mentre regalava collanine del rosario, spiegava che morire era giungere alla fine del nostro pellegrinaggio aprendosi, nel momento della chiusura degli occhi in terra, all'infinito di Dio.

Che gran personaggio era l’Oreste dalla tonaca malandata e che gran fortuna ebbi a conoscerlo. Quando lo incontrai la prima volta, la sensazione fu di essere stato suo amico da sempre. Sparse con l’accento inconfondibile, il sapore della sua terra.
Eravamo in una delle case dell’associazione Giovanni XXIII dove lui aveva inventato uno stile tutto suo di condivisione del Vangelo.
Ospitava ragazzi e ragazze in preda alla follia degli stupefacenti e donne buttate sulla strada a fare
meretricio con uomini.
Il grande popolo di questa associazione di aiuto sociale, ospitava nelle sue numerose case famiglia, anche anziani e handicappati.
Aveva case di accoglienza anche in Brasile, dove altri seguaci del rivoluzionario don cercavano di offrire vitto e alloggio al mondo disperato delle favelas.

Nonno Oreste, come amavano chiamarlo i suoi “ragazzi”, aiutava da anni un’adolescente teramana, a me carissima a uscire fuori dal tunnel delle dipendenze.
Ne aveva fatta di strada da quando era nata a Coriano la prima casa di ospitalità.
Oggi in suo nome, grazie all'intervento dello Spirito Santo, esistono luoghi di aiuto fraterno in oltre 30 paesi nel mondo.

Parlai a lungo con lui, anzi per meglio dire parlò lui spaziando dalla vita di tutti i giorni al Vangelo, perché le due cose, diceva, sono legate strettamente.

Un fiume in piena anche se si scherniva dicendo di aver sonno perché la sera prima era stato in discoteca. Avete letto bene! In discoteca a Rimini.
Era entrato in uno di questi ritrovi notturni pieni di giovani e, al D.J. sbalordito, aveva chiesto di far fare un applauso per Gesù al popolo della notte.
Infine era corso, seguito a stento dai più stretti collaboratori, alla stazione per dare conforto ai poveracci senza tetto che si rifugiavano lì dal freddo. Ridendo mi disse che era stata una notte come tante. Poi mi lasciò.
Lo aspettava un rosario davanti all'ospedale, credo fosse di Riccione, contro gli aborti e in favore delle giovani madri.
 “Ricordati - mi urlò mentre correva via - il viaggio non farlo mai da solo, fatti accompagnare da Cristo”!

Questa ilarità, questa gioia continua che sfociava nel ridere di Don Benzi, mi attraeva un casino.
Era una gioia parlargli e lo feci diverse volte.

Mi era accaduto di leggere un’affermazione, non ricordo bene se di Giovanni Crisostomo che mi aveva colpito.
La frase ricordava che Gesù non aveva mai riso, almeno non era riportato in nessun Vangelo di un suo momento di ilarità. Rimasi basito. Ma come, mi dicevo, e che fine fa la gioia di cui parlano sempre le Scritture nel Nuovo Testamento?
Ho letto e riletto i Sinottici e ho scoperto che effettivamente il Signore non pare si sia presentato mai con un bel sorriso a trentadue denti.
Al contrario lo si scopre piangere amaramente più volte, basti ricordare le lacrime nell'orto del Getsemani e il pianto dirotto davanti a Lazzaro, l’amico, inanimato.

Però, frequentando meglio la Parola, ruminandola con pazienza ho potuto immaginarmi Gesù grande umorista.
Come definirlo diversamente, leggendo delle sue battute sagaci del tipo:
 “E’ più facile che un cammello passi per la cruna dell’ago che un ricco entri nel Regno di Dio! (cfr Mt. 19, 24).
 O ancora, meditando quella frase d’incredibile forza evocativa:
 “Guide cieche che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello!”. (Mt 23,24).
Dato poi che il futuro Redentore veniva giudicato da molti uomini del suo tempo “mangione e beone” (cfr Lc 7,34), ecco che l’idea fattami di Lui è che doveva essere un gran bel tipo.
Se fossi vissuto ai suoi tempi l’avrei eletto amico del cuore.
Soprattutto perché in diverse pagine del Vangelo Gesù raccomanda la gioia del cuore Adoro chi sa sorridere della vita con tutta l’arguzia di cui si può essere dotati.

Nel “Nome della Rosa”, capolavoro di Umberto Eco ambientato nel buio del medioevo, si racconta che fu messo al bando l’ “Elogio del riso” di Aristotele dall'Inquisitore.
Il frate crudele che uccise i suoi simili che scoprivano il libro e volevano leggerlo nonostante fosse messo all'indice, non aveva mai provato cosa significasse allargare la bocca per regalarsi una bella risata.
Ci sono insegnamenti che riesci ad apprendere da solo, con quel pizzico d’intelligenza data dal Signore, altri che hai bisogno di suggerimenti da parte di un grande maestro.
Le parole del Signore e la fede in Lui sono la mia forza, la mia energia.

Spero sia così anche per voi.

Signore tu sai tutto!

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