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venerdì 24 ottobre 2014

XXX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A: L'AMORE!

Esodo 22, 21-27; 1 Tessalonicesi 1, 5-10; Salmo 17/18; Matteo 22,34-40 

Il tema di questa domenica trentesima del Tempo Ordinario, anno A, è sicuramente fondamentale per capire cosa Dio chiede a ognuno di noi. È una Parola difficile, ci chiede di amare incondizionatamente tutti, anche i nemici, anche quelli che troviamo antipatici, sgradevoli e cattivi.

L’amore per il Signore e per i nostri fratelli è l’architrave da cui dipende, come ribadisce il Vangelo di Matteo, capitolo 22, 40, tutta la Legge e i Profeti.

Immaginiamo un filo d’oro all'interno delle Scritture per scoprire che due sono i piani su cui muoversi:
Uno teologico e verticale che è l’amore per Dio, perché Dio ci ama e noi amiamo Dio che ci ama; l’altro pratico e orizzontale che abbraccia il mondo di ognuno di noi, incitandoci ad amare gli altri, “ama il tuo prossimo come te stesso” (22,19).

È la legge fondamentale per chi si pregia di amare il Creatore e, di riflesso, le sue creature.
È Paolo che, in maniera definitiva, esprime questo comando d’amore in maniera sublime nella lettera ai Romani 13, 8:
“Chi ama il suo simile ha adempiuto alla Legge”.

Se dovessimo fare cronistoria dell’amore verso gli altri, dovremmo quasi escludere l’Antico Testamento.
Questi riservava l’amore unicamente a Dio.
 In Deuteronomio (6, 4-5) si legge che Dio è unico Signore:
 “Amerai il tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutte le tue forze”.
 Nei confronti dei fratelli unico dovere era il rispetto, il buon comportamento.
 La tradizione giudaica contemplava ben seicento e tredici precetti sulla cui gerarchia di valori, i dottori della legge discutevano a più non posso. Gesù, arrivando sulla terra, stravolge tutto, semplifica in un comandamento che si spacca in due, portando alle stelle il concetto di amore incondizionato verso i fratelli tutti, se davvero si ama Dio.
 A ben vedere il valore dell’uomo agli occhi del Creatore, già lo proclamava il primo libro biblico, Genesi dove si legge che è:
 “Creatura principe, creata da Dio a sua immagine”(1,27).
 Non è possibile, dicono ora le scritture del Nuovo Testamento, amare Dio senza amare ugualmente la sua immagine che è l’uomo!
 Il Signore è così capace di amore ardente e incondizionato che noi possiamo ricambiare solo impegnandoci all'amore verso le creature tutte senza distinzione alcuna e anzi, amando i propri nemici. Parola difficile, a volte è una montagna invalicabile che ci sovrasta e ci intimorisce. Dio ci chiede il massimo della carità verso gli altri.


Ci riempiamo la bocca di cristianesimo o francescanesimo ma prima dobbiamo verificare se Cristo vive profondamente in noi, se i nostri pensieri sono modellati sulla Sua legge, se i nostri atti rispecchiano i comandamenti, se la nostra vita intima è segnata dalla Sua presenza!
 Spesso ci auto convinciamo di essere sulla strada buona e nascondiamo a noi stessi alcune cose che non accettiamo del Cristo, rigettando le cose difficili.
 Noi cristiani selezioniamo i comandamenti, setacciamo il decalogo, accettandolo solo in parte.

 E allora elenchiamole le difficoltà, le pareti verticali che dobbiamo scalare per essere salvi: Il perdono delle offese; l’amore per il nemico; la purezza delle nostre intenzioni e del nostro cuore verso gli altri; l’obbedienza alla Chiesa e infine … Amare come Lui ama noi!
 “Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri” (Gv 15,12).
 “Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri”. (Gv 13,35)

 Credo che tutti riusciamo a trovarci spiazzati dalle parole di Nietsche, il famoso filosofo ateo tedesco che rimproverava i cristiani così: ”Se la buona novella della Bibbia fosse anche scritta sul vostro volto, voi non avreste bisogno di insistere perché si ceda all'autorità della Bibbia. Voi dovreste essere la Bibbia viva!”.
 Con la bocca tutti noi proclamiamo con forza il versetto del Salmo di oggi:
 “Ti amo Signore, mia forza, mia rupe, mio rifugio, mia salvezza, mio baluardo …”.
 E con il cuore? Il precetto principe, quello dell’amore, è contemplato nella nostra vita?
 San Paolo nella famosa lettera ai Corinzi sulla carità, San Giovanni nella sua stupenda lettera dedicata all'Amore e i Vangeli tutti, in ogni piega di questi meravigliosi scritti, segnalano, tra le righe, il freddo, l’indifferenza, l’oscurità che regna in molti cristiani.
 È il segno inequivocabile della lontananza dalla sorgente di luce eterna che è l’amore di Dio.
 E l’amore di Dio è così infinito che basterebbe richiamare alcuni passi della Parola per rimanere storditi.
 Ad esempio lo stupendo passo di Isaia 49, 15:
 “Si dimentica una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere?Anche se queste donne si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai”.
Una dichiarazione sublime di amore materno.
 O ancora, spulciando gli scritti del profeta Osea, 11, 1-4:
 “Io ho amato questo popolo. Ero per loro come chi solleva un bimbo alla sua guancia, mi chinavo su di lui per dargli da mangiare”.
 Sarebbero infiniti gli esempi, magari leggendo il “Cantico dei Cantici”, in cui Dio ci parla con la bocca di un innamorato. Come non ricambiare con amore totale, radicale e spremo verso gli altri? L’amore, dice San Paolo, deve essere reciproco e circolare, l’uno per l’altro, arricchimento di tutti, un dare e un ricevere.
Il Libro dell’Esodo in questa domenica, ribadisce tutto ciò.
 Chi opprime il debole oltraggia colui che lo ha fatto, dice il libro dei Proverbi (14,31).
 Ecco il senso del comando di Dio.
 Un occhio di riguardo alle vedove, agli orfani, ai poveri, i diseredati. La comunità deve circondarli di premure e amore perché bisognosi. Sarà poi, col Nuovo Testamento, che l’amore si trasferirà a tutti, non solo ai piccoli, diventerà amore e premura universali.

 La seconda lettura tratta, come di consueto, dagli scritti di San Paolo, ci trasporta nel mondo antico della comunità cristiana di Tessalonica, “modello dei credenti della Macedonia”, come si legge nel versetto 7.
 In effetti, a Tessalonica, la Parola di Dio ha un posto privilegiato nei cuori.
 I Tessalonicesi riescono a imitare il grande esempio di Paolo, attendono il dono messianico e hanno la forza dello Spirito nelle tribolazioni e persecuzioni.
 In più a Tessalonica è chiaro anche il compito che ogni cristiano ha insito in se stessi, quello cioè di evangelizzare tutti, con l’entusiasmo della fede, nell'attesa della nuova venuta del Cristo.

 Utile ricordare, in fondo alla nostra meditazione, le parole del grande teologo Barclay, che affermò: “L’etica cristiana può essere riassunta in una sola parola, amore”.

 Questo messaggio echeggia nel mondo sin da quando esiste la Chiesa.

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