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martedì 20 gennaio 2015

I piedi di Francesco d'Assisi

Le pareti affrescate mirabilmente nella basilica intitolata a San Francesco in Assisi, raccontano storie straordinarie di un uomo santo che, camminando fino a riempire di vesciche i suoi piedi, ha portato ovunque la “buona notizia” del Vangelo.
Raramente, i pellegrini soffermano la loro attenzione, su queste mura artistiche, rimanendo ben pochi istanti davanti a questi dipinti eccezionali. Si visita questo luogo sacro, come accade anche in molti altri siti di grande spessore spirituale, con quella fretta che induce a dedicare sguardi fugaci ai particolari, concentrandosi sulle parti che si pensa siano pregnanti per la devozione al santo.
(nella foto: Rinuncia ai beni di Giotto)

Ecco che la tomba di Francesco o il presbiterio della Chiesa superiore, ricevono molta attenzione anche perché ci si sofferma a lungo in preghiera, per la confessione, oppure per partecipare alla Santa Eucarestia.
L’itinerario del devoto è stabilito in un percorso creato per favorire un regolare flusso dei visitatori, che sono costretti o quasi ad avanzare spediti, sfiorando con lo sguardo, quanto di immortale contengono le sacre mura.

Siamo un tantino tutti così: collezionisti di luoghi.
Non viviamo l’eccezionalità del momento e siamo protesi al prossimo posto da visitare quando ancora non finiamo di godere l’attuale.
Diventa importante dire che nel nostro carnet di visite si può annoverare un consistente numero di monumenti, pur non avendoli vissuti completamente.
Accade allora che, in questa assurda mania di collezione, perdiamo l’occasione di ammirare un ambulacro e un presbiterio del ‘400, un indimenticabile crocifisso ligneo, una bella balaustra della Cappella dedicata alla Riconciliazione e anche degli episodi della vita di Francesco, magistralmente raccontati dai dipinti di grandi artisti.
Qualcuno, anzi, dirà che questo sarebbe superfluo, visto che più o meno tutti conosciamo gli avvenimenti principali della santa esistenza del Poverello di Assisi. (Nella foto Morte del Cavaliere)

Conosco gente che si reca quasi ogni anno ad Assisi ma non si è mai fermata nella basilica superiore a vivere le storie di Francesco attraverso gli occhi, la mente e le braccia del grande Giotto.
In questi capolavori, il pittore narra a modo suo, di un uomo legato alla natura, alla povertà e alla predicazione del Vangelo. Francesco, è noto, nacque ad Assisi nel 1181. Era un giovane colto, raffinato e ambizioso che scelse subito la vita militare per mania di carrierismo e per salire le gerarchie della società del tempo.
Si arruolò nell'esercito che Gualtiero di Brienne stava attrezzando per l’ennesima Crociata.
Il Signore aveva ben altro destino per il giovane e presto ci fu una conversione che io azzarderei, uguale a quella del grande San Paolo.

In breve Francesco e la sua "pianticella" Chiara, divennero quello che tutti conosciamo: i pazzi innamorati del Cristo!

Oggi, tutto in Assisi parla di lui.
Anche nei dintorni, da Spello a Gubbio, Bevagna, Narni e, fin sulle pendici del monte Subasio, dove era sua abitudine ritirarsi con i frati, tutto racconta di uno straordinario uomo alla sequela di Gesù.

Se ci si reca nella cattedrale assisiana di S.Rufino, si guarda il fonte battesimale dove il giovane ebbe il suo primo Sacramento;
nel borgo antico di Bevagna c’è la pietra sulla quale sedeva, mentre parlava, secondo una simpatica tradizione, agli uccellini volteggianti nel cielo.

Se raggiungiamo la bella Spoleto, all'interno della Cattedrale del XII secolo posta nel centro di una scenografica piazza, c’è la lettera autografa originale, che il santo scrisse di suo pugno per l’amato Frate Leone;
a Bovara, alle fonti del Clitunno, si ammira un crocifisso davanti al quale Francesco riusciva ad
ascoltare la voce di Dio.

Ben altra importanza, poi, per la croce custodita ad Assisi, nel monastero di Santa Chiara, quella da cui il Cristo gli parlò, chiedendo di salvare la Chiesa con il suo mirabile esempio.

Come dimenticare, poi, i luoghi dei “Fioretti”, come Gubbio dove si consumò il miracolo del Lupo? Nel piccolo convento della Vittorina, presso Spadalonga, pochi chilometri dalla cittadina eugubina, avvenne questo che è uno degli episodi più conosciuti, mentre Francesco era lì, rifugiato, dopo l’addio alla casa e agli averi del padre.

Ditemi, come non lasciare il proprio cuore, come è accaduto a me, nelle anguste cellette dove il serafico Padre e i suoi primi frati dimorarono nel delizioso e piccolo convento di Monteluco? Infine, Santa Maria degli Angeli, la grande chiesa del XV secolo che, al suo interno, custodisce la mitica Porziuncola, antico e primo convento francescano dove il serafico Padre terminò la sua esistenza terrena il 3 ottobre del 1226, esalando, nel sorriso, l’ultimo respiro, lì dove c’era la piccola infermeria.

Avevano davvero fatto un’infinità di chilometri i piedi di Francesco e questo, in un’epoca in cui i monaci erano prevalentemente stabili.
Pare sia venuto anche in Abruzzo, fondando vari conventi fra cui l’attuale S. Antonio, nel centro di Teramo.
La predicazione del Vangelo, sua unica ragione di vita, lo portò a girare da un borgo all'altro, raggiungendo mete quasi impossibili per l’epoca: Dalmazia, Spagna, Medio Oriente.

Il sogno di chi scrive è mettersi in cammino, partendo da nord, provincia di Arezzo, santuario de La Verna, luogo simbolo dove Francesco ricevette le stimmate, arrivando ad Assisi, per poi continuare verso Greccio e la valle santa del Reatino, alla ricerca della Regola a Fonte Colombo.
(Nella foto sopra un dipinto di Giotto Il risanamento di Giovanni di Ylerda)

Una serie di tappe indimenticabili: Chiusi, Pieve Santo Stefano, Sansepolcro, Città di Castello, Pietralunga, Gubbio e Assisi con le sue sette chiese dedicate alla memoria del santo.
Poi, la valle di Rieti con il santuario de La Foresta e l’emozione di vedere la cavità della roccia dove il santo pregava ore e ore.

Tappa a Poggio Bustone dove si ricorda il saluto che l’uomo santo rivolgeva agli abitanti: “Buon giorno, buona gente!”, con il faggio, l’albero maestoso dalla forma straordinaria, sotto cui Francesco leggeva.
E per ultima, la mitica Greccio, luogo francescano per eccellenza dove il santo ebbe l’intuizione del presepe. Sono tutti luoghi da me visitati ma in comodità, arrivandoci in macchina o in bus.

Francesco, però, si vive rigorosamente a piedi!

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