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sabato 18 ottobre 2014

Le Parabole di Gesù e le loro implicazioni

Parabola è un termine che può avere diversi significati.
Chiaramente indica anche le parabole evangeliche che dovremmo conoscere bene per apprezzarne la capacità di trasmissione di messaggi d’importanza vitale che il Signore vuole trasmetterci come fossero sms odierni.
Il desiderio di Gesù con le parabole è quello di condurci al Padre.
La parabola manifesta non solo un contenuto ma è un chiaro invito a lasciare il comune senso di giustizia umana per seguire le vie del Signore che sono molto diverse dalle nostre.

Ma il termine “parabola” ha il suo significato più profondo, credo, nell'invito a condividere scambi vitali con il nostro prossimo.
D'altronde come non ripensare alle parole di vita che Gesù regala:
“Le parole che vi dico non le dico da me stesso; ma il Padre che rimane in me compie le sue opere” (Giovanni 14, 10).
Cioè, Gesù con le parabole manifesta chi è il Padre suo che è anche il Padre nostro.

Occorrono agilità mentale e spirituale, oltreché passione e amore nel cuore quando leggiamo o meditiamo un passo del Vangelo e ancor più una parabola che ci costringe quasi ad aprire l’animo ad una novità rispetto alla nostra mentalità.
Ogni parola del Maestro apre una traiettoria verso il cielo per il nostro cammino di fede che solo attraverso la Parola, può raggiungere la completezza che può donarci gioia piena.

In forza di questo che abbiamo detto, ognuno di noi, ogni uomo, ogni donna siamo autori del Vangelo, abbiamo la dignità di profeti, ognuno di noi è chiamato a essere evangelista degli altri, attraverso un quinto Vangelo, sotto dettatura dello Spirito.

Se leggeste l’Evangeli Gaudium, l'esortazione apostolica di Papa Francesco, a un certo punto in un paragrafo è scritto:
“Si può dire che il popolo evangelizza se stesso per costante azione dello Spirito sul popolo di Dio …“. 
Siamo noi e lo Spirito.
A proposito dell'annuncio sul Vangelo nel mondo attuale, Bergoglio scrive di non lasciarsi rubare la gioia della evangelizzazione. Ogni cristiano è teologo diceva S. Ignazio.
Lo è un bimbo, lo è un anziano.
Dobbiamo imparare a comunicare quello che ancora dice l’Evangeli Gaudium nel passo dove si legge:
“Quello che hai scoperto, quello che ti aiuta a vivere e che ti dona speranza, dallo anche agli 
altri …“.
Bellissima questa visione di affratellamento in cui in ognuno c’è la fede di ognuno.

Una comunità in cui i protagonisti, gli attori principali non sono soltanto i preti, i vescovi o il papa ma ognuno di noi con lo Spirito.
Il Regno è dei piccoli!
Basta clericalismo, privilegi, poteri, accentramenti liturgici.
Basta con pastori che si ergono sopra al gregge, che conoscono poco l’arte dell’ascolto e parlano senza toccare i cuori, ma una Chiesa aperta e creativa con sacerdoti dall'inguaribile ottimismo evangelico e pieni di fede nello Spirito capace di fecondare ogni granello di questo mondo.

Nella società di oggi nulla è semplice ma tutto diventa ancora più complicato se a spingere le nostre azioni non è la passione.

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