Cerca nel blog

giovedì 11 settembre 2014

Esaltazione della Santa Croce: domenica 14 settembre 2014

                      Numeri 21, 4-9; Filippesi 2, 6-11; Giovanni 3,13-17; salmo 77 

L’Esaltazione della Santa Croce è una festa antichissima.

Secondo la tradizione, Elena che era la madre dell’imperatore Costantino, durante uno dei suoi frequenti pellegrinaggi nei luoghi santi, siamo intorno al 326, rinvenne la vera croce di Cristo, o meglio una porzione di essa.
Felice come non mai, la nobile donna volle portarla a Roma e ivi fondare una chiesa che la custodisse: la basilica della Santa Croce di Gerusalemme.
La parte del legno rimasta nella città santa ebbe vita travagliata. Fu bottino di guerra nell'occupazione di Gerusalemme, anno 614, andò perduta per anni e infine poi recuperata al culto, nella vittoriosa Crociata contro i Persiani.

L’”Esaltazione” per il Nuovo Testamento, equivale alla Risurrezione.
Il Cristo crocifisso viene esaltato nello splendore della sua gloria divina e la croce, legno innalzato al centro della vita cristiana, è il simbolo dell’amore trionfante e gratuito che Gesù dona a tutti noi.

La liturgia della Parola di questa solennità, è ricchissima.
Cercheremo di focalizzare i punti salienti.

La Prima lettura è tratta dal Libro dei Numeri.
La scena si svolge tra le pietraie di una steppa desolata.
Nel deserto il popolo d’Israele rischia l’estinzione a causa dei serpenti velenosi che, nascosti tra le rocce, mordono le gambe degli uomini in cammino, uccidendoli con il loro veleno.
È la punizione per aver rumoreggiato, ingrati, contro Dio che, nella liberazione dall'Egitto, li ha cibati di manna nel cammino desertico.
Mosè prega il Signore affinché perdoni il popolo che ha peccato.
Dio, come sempre accade alle invocazioni dei patriarchi, si muove a compassione e ordina di realizzare un serpente di bronzo, autentico antidoto contro il veleno dei potenti animali striscianti. Chi avesse guardato questo simbolo posto su di un’alta asta, avrebbe avuto salvezza.

Eccoci al primo riferimento.
La salvezza non viene dal guardare l’oggetto, chiaramente, ma dal contemplare il legno della croce. Al serpente, innalzato su di un’asta per essere ben visto da tutti, corrisponde il Salvatore innalzato su di una croce per la salvezza di ognuno di noi.
Con lo sguardo della fede, la croce, albero dell’esistenza, diventa messaggio di vita eterna per colui che contempla e crede al Cristo elevato in alto.

Nel prefazio della Celebrazione liturgica, il sacerdote dirà:
 “Nell'albero della croce tu hai stabilito salvezza per l’uomo, perché donde sorgeva la morte di là risorgesse la vita …”.

Prima di esaminare il bellissimo Vangelo giovanneo che riporta un piccolo stralcio del dialogo notturno tra Gesù e Nicodemo, analizziamo il punto centrale della seconda lettura, tratta dalla lettera di San Paolo apostolo ai Filippesi. 
Siamo davanti a uno dei testi sublimi per eccellenza delle Sacre Scritture.
Un inno che Paolo dedica al grande e insondabile mistero di Gesù, il Figlio di Dio,
Colui il quale sale sulla croce per la salvezza di tutti. Il più grande evangelizzatore di tutti i tempi in ogni sua lettera ha regalato insegnamenti, esortazioni, elogi e rimproveri a coloro che con fatica, imparavano a essere seguaci della Croce di Cristo.
“Per me il vivere è Cristo e il morire un guadagno”. (Fil 21)

Ai filippesi la loro origine romana procurava ambizione e vanagloria. Questa regione della Macedonia era abitata in prevalenza dai discendenti dei legionari di Cesare, che l’aveva loro assegnata per ripagarli dei servizi di guerra.
Siamo intorno all'inizio dell’anno 51 e e gli uomini di Filippi, sono i primi europei convertiti.
Paolo, nel suo secondo viaggio missionario, li ammonisce a tenere in conto l’umiltà. Ma non li aggredisce di petto, parla loro con sentimenti di amore.
L’umiltà non offende la dignità della persona, non ha offeso Cristo, tanto meno offenderà l’uomo. Paolo esorta a specchiarsi in Cristo.

Bellissima l’esortazione: “Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo”.
E, affinché le sue parole non siano solo un bel discorrere, l’apostolo delle genti descrive perfettamente questi sentimenti.
Anzitutto non considerare nostro merito quello che siamo e quello che abbiamo.
Il merito è del nostro Dio e Gesù ci insegna che: “non ritenne un privilegio l’essere come Dio”.
Poi, ci viene chiesto di essere capaci di spogliarci del nostro egoismo, “assumendo la condizione del servo” e verso chi se non verso i nostri fratelli?
Infine, l’essere capaci di abbassare la superbia dei cuori, fino a umiliarsi facendosi ubbidienti al progetto di Dio e “fino alla morte di croce”.

Questo è il programma di vita, impegnativo ma affascinante che Paolo ci presenta, sapendo che, seguendolo radicalmente, acquisteremo stima prima sulla terra da parte delle persone che ci avranno incontrato e, cosa più importante, stima da Dio quando saremo davanti a Lui nei cieli!
Ecco il grande cammino dei santi che risplendono nella gloria dell’Altissimo.
Un programma bellissimo che si può cercare di realizzare anche in parte, solo aiutandoci con la preghiera assidua e mettendoci nelle mani amorevoli di Dio.
Rivestirsi di tali virtù sembra impossibile ma proponendoci una meta da raggiungere, con l’aiuto della preghiera tutto potrà essere possibile da raggiungere.

Nel Vangelo di Giovanni, Gesù in un colloquio con il maestro della legge, Nicodemo, annuncia la sua prossima morte in croce.
Subirà lo strumento crudele che i Romani riservavano ai malfattori.

Gesù paragona Lui, Figlio dell’uomo, innalzato da terra, al serpente di bronzo mosaico. Sulla croce infame, risplenderà per sempre l’amore senza limiti di Dio per noi, così da permetterci di partecipare alla stessa vita divina.

Riusciamo quindi a capire quale dignità riveste ogni individuo?
Quale preziosità è ognuno di noi per il suo Creatore?
Non siamo stati noi ad amare Dio ma è Lui che, mandando in croce il Figlio, vittima di espiazione per i nostri peccati, dimostra l’ampiezza non definibile dei suoi sentimenti verso di noi, umili e inutili creature.
Con la croce Gesù ci ha detto tutto e ci ha resi partecipi della vita della Trinità, comunicandoci l’amore del Padre e donandoci il suo Santo Spirito.
A noi il compito di interrogarci sulle motivazioni profonde che muovono le nostre azioni verso Dio. Aderiamo a Lui esteriormente o siamo rinnovati interiormente?

Domandiamoci se davanti a tanto amore che scaturisce dal legno della croce, rispondiamo con scelte coerenti o se ci facciamo condizionare dalle mode, dalla mentalità mondana perdendo di vista il vero bene.
Siamo coerenti e ci lasciamo plasmare dalla Parola o il cuore è inquinato da desideri contrastanti? Aderiamo alla croce profondamente, liberi e convinti?


Preghiera 

Signore, sei salito sulla croce, nella sofferenza, per salvarmi ma io sono una povera persona: 
vorrei essere grande e sono piccolo, 
vorrei essere buono e sono cattivo, 
vorrei essere generoso, eppure sono pieno di meschinità, 
vorrei avere tanta fede e non ne ho. 

Aiutami tu!

Nessun commento:

Posta un commento