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martedì 11 novembre 2014

San Martino: quando la festa era grande!

La leggenda è nota:

San Martino, coperto da un ricco mantello in una freddissima giornata di novembre, è a cavallo. Sul suo percorso incontra un mendicante seminudo, infreddolito.
Senza indugio taglia in due il suo mantello per donarne una parte al povero.
Il miracolo che scaturì da quest’atto di carità è noto come estate di San Martino, ultimi giorni di tepore prima del grande freddo.

E’ noto che il Santo deve la sua popolarità alla consuetudine di associarlo al vino.
In questo periodo il nuovo nettare è travasato per la prima volta dalle botti e con l'occasione è gustato insieme agli amici.

Una leggenda narra che San Martino fu nascosto all'interno di una botte vuota per fuggire dai nemici: questi ultimi per scovarlo bevvero una gran quantità di vino da altre botti finché non si ubriacarono e il santo poté fuggire, ringraziando i contadini che lo avevano aiutato facendo trovare loro tutte le botti piene di vino.

Nei paesi dell’interno abruzzese era usanza confezionare, nella settimana dei festeggiamenti dedicati al Santo caritatevole, gustosissimi biscotti da inzuppare nel vino novello, per donarli alle persone bisognose affinché si rinnovasse il valore umano e caritatevole del gesto di Martino.
Altri tempi si dirà!
Certo i bagordi continuano con innumerevoli proposte mangerecce.
Com'è diverso il clima della festa di oggi da quello di un tempo!
Basta rifarsi alla nostra fanciullezza, ai racconti dei nonni, a un tempo in cui tutto sembrava semplice ed era vissuto col cuore.
Non mancava certo l'elemento indispensabile per onorare il Santo: il vino, sincero, nero, che tingeva il bicchiere ed era il frutto della vigna coltivata in un anno di ansie e attese, vissute sia da chi possedeva un pezzo di terra, sia da chi lavorava a giornata.
Si arrivava al dì festivo con lo spirito sereno, con la predisposizione alla bontà nei confronti di tutti. Quel giorno il vino era per chiunque, le salsicce e le castagne pure.
I più facoltosi ospitavano nella festa chi non poteva permettersi certi lussi.
San Martino così come il Natale e la Pasqua erano motivo di acquisto di un vestito o scarpe nuove, ma nessuno lesinava maglie di lana grezza, fatte in casa ai ferri, per i poveri che non avevano di che vestire. Certo, alcune usanze erano un po’, come dire stravaganti!

Come potremmo definire altrimenti la convinzione che San Martino protegga i mariti infelici?
E come spiegare il perché nei paesi i ragazzi corressero per le strade lanciando epiteti poco piacevoli a quanti fossero stati vittime di sventure coniugali?
Ai poveri “cornuti” si organizzavano scherzi e scherni feroci.
Ma fra espressioni burlesche e talvolta oscene, tra nomi di mogli infedeli e mariti traditi, il bicchiere di vino rinsaldava comunque l’amicizia.

E cosa dire dei mercati di San Martino che si svolgevano in molte parti d’Abruzzo?
Oggi la quantità e varietà delle merci è grande.
Ma allora era un vero evento che richiamava venditori e acquirenti paesani e forestieri.
Si vendevano robe povere, scale, attrezzi da lavoro per il contadino e l'artigiano, stoffe, scarpe per la campagna.
La gente allora, come oggi, si accalcava ed era tanta, ma le "sporte" non erano tutte piene e contenevano appena ciò di cui non si poteva fare a meno.
E quanti sacrifici costavano quelle povere cose!
La vita oggi è certo più agiata ma avida, priva di slanci umanitari, psicotica. Sarà per questo che il sole spesso non torna più a brillare nella breve "estate di San Martino" per il generoso dono del mantello.

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