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martedì 22 luglio 2014

La vera bellezza!

Da quando a casa nostra abbiamo la cagnetta Tequila, bellissimo incrocio tra una dolce beagle e un bracchetto irrequieto, la vita è cambiata e vi assicuro in meglio.
Non so che idea abbiate voi degli animali e dei cani in particolare.
Non pretendo che la pensiate come me.
I botoli per me sono adorabili.
Se poteste vivere qualche attimo il loro modo unico di essere, di esistere, di porsi nei confronti del padrone, leggereste in questo la mano di Dio.
Se contemplaste, anche per soli pochi attimi, uno sguardo di quegli occhi giganti, rimarreste catturati irrimediabilmente.

Tequila è una bastardina ma, al contrario degli uomini per cui questo rappresenta un epiteto, spesso a ragione, nel caso della nostra cagnetta e dei cani in genere rappresenta un pregio che rende tutti questi piccoli esseri coccoloni, poco aristocratici, molto cerimoniosi e innamorati dei loro padroni. Tequila la dovreste vedere quando ringrazia a modo suo per una scodella di cibo che ha trovato gustoso o quando torni la sera, stanco da una giornata di lavoro.
Davvero, in quei momenti, pensi che un angelo si sia presentato a casa sotto mentite spoglie, senza ali, aureole o luci, ma con il sorriso del Creatore.
Hanno solo il musetto delizioso e la capacità innata d’infinite dolcezze che stordiscono. Perché vi racconto questo?
Vorrei spiegarvi perché vedo Dio in Tequila. La notte la bestiola dorme un po’ ovunque, ai piedi del letto di mia figlia, sul divano del salotto, nell'angolino più nascosto della cucina, meno che nella sua cuccia di ordinanza e, soprattutto, ben lontana da me perché la sgrido ogni qual volta, si avvicina al nostro lettone. A volte accade che il sonno tardi ad arrivare e riesco a sentire i suoi piccoli lamenti. Lei sogna ed io mi chiedo se faccia sogni belli o brutti.
È accaduto che una sera sia tornato completamente fuori di me. Avevo avuto un diverbio acceso con un amico cui avevo giurato, a fine strilli, di non considerarlo più tale.
La notte, quando finalmente calmatomi, sono riuscito a prender sonno, lei silenziosamente si è sdraiata come non accade mai a terra, nella parte del mio letto. Questo, incurante, che io al risveglio potessi rimproverarla. L’ho trovata lì all'alba che mi puntava i suoi occhi teneri, quasi dicendomi:
 “Com'è che ti professi cristiano, che parli di amore per gli altri e poi non perdoni le offese?”.
Ditemi che sono pazzo, ma in quel momento mi è parso che in lei ci fosse il Signore a ricordarmi quell'amore di cui ero stato carente la sera precedente.
Prima che l’amico uscisse per andare al lavoro, ho telefonato chiedendo scusa proprio quando anche lui stava per comporre il mio numero. Abbiamo pianto come stupidi cinquantenni fuori di testa, insieme nelle cornette. Oggi siamo, se possibile, ancora più amici di prima.

Da quando ho Tek (lo abbreviamo così il suo nome), in casa, ho la certezza che il mondo riesce ancora a esprimere la sua bellezza, quello che s’ignora, che non ha coscienza di sé, quella che trovi in un animale goffo, in certe vecchine curve per l’artrosi deformante e con la voce assurdamente stridula, nei bimbi non ancora corrotti dalle moine stupide dei grandi, nelle piante, in una parola nel creato di Dio!

Questa è la vera bellezza, quella di chi o di cosa non sa di esserne dotato, la bellezza dei puri di cuore, da difendere e da cui ripartire per un mondo migliore. Già, i puri di cuore!
La bellezza che è anche in una creatura magari sgraziata, apparentemente rozza, ma dalla dolcezza infinita.

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